lunedì 11 giugno 2012

Recensione "Project X" : un viaggio nella società Americana




Nel parlarvi della mia impressione a "caldo" dell'ultima commedia pensata dal papà della saga delle "notti da leoni" bisogna fare prima qualche premessa.

Todd Philips , dopo l'enorme successo degli Horror realizzati con la tecnica del Found Footage ( cioè finta ripresa a mano con videocamere casalinghe ),   come "The Blair Witch Project" "Rec [ o ] " e " Paranormal Activity " , decide di provare a convincere la WarnerBros. del fatto che questo tipo di tecnica , si possa sfruttare non solamente per fare film di paura, ma che possa sposare anche perfettamente un genere come quello delle commedie goliarde sugli adolescenti ed il sesso tanto tipiche della cultura americana.

L'operazione era rischiosa, infatti se il nome di chi ha proposto l'idea non fosse stato quello del regista che negli ultimi anni ha ridefinito questo genere probabilmente la Warner avrebbe detto di no.
Ma spinti probabilmente  dal bassissimo costo che comporta una produzione del genere ( gli attori per esempio sono tutti sconosciuti ) , hanno dato l'ok per la realizzazione del film.

La trama è delle più semplici , tre ragazzi abbastanza sfigati ( più un quarto sempre taciturno e un po strano che riprende con la sua videocamera tutto quello che accade ) , decidono che la partenza per qualche giorno dei genitori dell'amico Thomas , sia l'occasione perfetta per organizzare  nella sua grande e bella casa con piscina, un mega party che li faccia passare  definitivamente " da sfigati a leggende".

Thomas che inizialmente appare poco convinto, si lascia presto persuadere dal suo amico Costa, trasferitosi da poco dal Queens e vero esperto del come si organizza "una festa che spacca".
E così , una volta fatta circolare la voce, procurata tanta birra, e comperata l'erba, i tre si preparano a gestire una festa che sperano cambierà per sempre le loro vite.




La trama è appunto una delle più tipiche del genere, ma la mano dietro alla gestione del film del sapiente Todd Philips si sente e come. Infatti come in altre sue pellicole precedenti, la raccolta ed il racconto di passaggi cruciali della vita del maschio americano medio, diventa una diapositiva della società americana.

Non mi sento di esagerare nel dire che per tutta la durata della visione , il film che mi è venuto in  più spesso, per quanto sia estremamente diverso a livello stilistico, è "The Social Network",  proprio nel film su facebook infatti ci viene descritta un America profondamente legata a rituali e credenze, classista e priva di riferimenti culturali di ogni tipo.

Anche se in maniera completamente differente, questo film ci racconta la stessa cosa.

Infatti anche se le risate sono molte, e spesso abbastanza stupide, tra una scena comica e l'altra si delinea un affresco molto critico ed inquietante su quelli che sono i "valori" e i costumi di una Nazione intera.

Come in ogni film del genere il tutto è condito con pesanti dosi di musica tamarrissima , ma decisamente azzeccata , e da primi piani di culi tette e belle figliole che fanno le maiale tipo queste:







Ma la forza del film sta proprio nel sapere alternare tutti questi ingredienti, a dosi ben sparse e ottimamente amalgamate di situazioni drammatiche e persino catastrofiche.

Un mio amico che era in sala con me , mentre ne parlavamo ha dato una definizione secondo me molto calzante della categoria che potrebbe descrivere la pellicola, e cioè un "Disaster Movie Sociale".

Le tematiche toccate, anche se magari a volte sono solamente suggerite, sono parecchie, prima fra tutte una riflessione sul quanto ci si possa spingere in la, e sul quanto si possa arrivare a sacrificare, per riuscire a scalare qualche gradino della rigidissima piramide sociale di una scuola ( ma anche di un università, del proprio posto di lavoro, di tutta la società in generale ) .

Una nazione senza storia quindi, che si aggrappa a rituali e punti di riferimenti vuoti e senza valore, in cui persino un padre di famiglia che definisce il proprio figlio uno "Sfigato" con pochi amici, dopo il disastro di proporzioni inaudite che lo colpisce riesce quasi a complimentarsi con lo stesso per la riuscita della festa che gli ha distrutto la casa, la macchina, la possibilità di mandarlo al college.




In conclusione un buon film, che fa ridere, e che racconta quella che è una buona parte dell'america, e cioè una nazione benestante, e che fa del benessere, del nome, del prestigio, la propria qualità distintiva, fin dalle prime istituzioni di base.
Il tutto raccontato con un approccio goliardico e grottesco, che permette però, a chi si ferma a rifletterci , di poter scorgere ben più a fondo di quello che sembra.












1 commento:

  1. Film enorme, bella recensione, d'accordo su gran parte delle cose

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