lunedì 11 aprile 2011

Perchè Grillo mi sta antipatico....

Non ci posso fare niente, ma per come sono fatto io, la vita deve essere sempre vissuta, qualsiasi cosa succeda, con una serenità di base che permette un certo tipo di lucidità e costruttività.

Ed è proprio partendo da questa riflessione che capisco perchè non riesco a trovarmi con Beppe Grillo....
Non che io non condivida le proposte che porta avanti lui e il suo movimento ( che distinguo dal fenomeno Grillo, in quanto secondo me positivo anche se ancora troppo legato a lui ), visto che su tematiche come l'energia pulita e l'organizzazione parlamentare professa cose più che condivisibili. Ma allora perchè colui che lo ha fondato non lo trovo utile e costruttivo?
Forse il suo modo di fare, da ex-comico da taverna, in preda alle più viscerali passioni, sicuramente riesce a far passare fortemente un messaggio, e a suggerire nuovi punti di vista utili ed innovativi anche.....ma poi?
Dal famoso "V-Day" in poi io ho visto come Grillo abbia saputo far gravitare intorno a se un nutrtito gruppo di seguaci, giovani e meno giovani, arrabbiati con tutto e con tutti, senza distinzioni, destra e sinistra, associazioni e fondazioni, partiti e sindacati.
L'unica fede è da riporre in una volontà popolare ed in un popolo arrabbiato e stufo, che però senza gli strumenti da loro tanto condannati e screditati, ben poco è in grado di concludere. Anche quando la rivendicazione è giusta e sentita, e il pericolo in cui si incorre in questo caso già ce lo avvisava duecento anni fa Alessandro Manzoni con l'episodio della rivolta del Pane a Milano nel capitolo 12 dei promessi sposi...
Io ho iniziato a fare politica a 15 anni, perchè determinate persone intorno a me che provenivano da diversi ambienti, hanno saputo vendermi e farmi appassionare ad un sogno. E a distanza di anni il mio concetto di politica, è ancora questo, la politica per me è e rimane essenzialmente un giusto mix di "Sogno e Responsabilità".

Cosa "vende" invece Grillo? Qual'è l'emozione che passa ascoltandolo? La Rabbia.

Rabbia, frustrazione derivante da un sistema troppo grande e ingabbiato, ma sopratutto diffidenza. E maggiormente io propio questa mi sento di condannare, un modo di pensare che sia solamente diffidare di qualsiasi cosa sia istituzionale.
Avrò una concezione di società forse troppo Hegeliana, ma per come la vedo io lo stato è tutto, e se qualcosa non va, si aggiusta migliorandolo da dentro, non delegitimandolo.
Per questo mi rattrista vedere persone capaci e intelligenti, farsi affligere da uno sconforto negativo e malpensante.
Le cose vanno male, è vero, ma non è facendo un grande calderone e additando tutto e tutti senza ascoltar nessuno e autoproclamandosi unici paladini di verità e giustizia, e quindi escludendo tante brave persone che non la pensono allo stesso modo, che si può risolvere il problema.


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