martedì 10 aprile 2012

Recensione Titanic: La bellezza della tecnica e la forza della Narrazione


Sono appena tornato dal cinema in seguito alla visione di Titanic in 3D, film che ovviamente conoscevo bene, ma che per motivi anagrafici fino ad oggi , avevo visionato solamente in home video ed in televisione.

E voglio prendere spunto dal film per fare alcune considerazioni.


Il film è infatti un perfetto esempio, che va a rafforzare ciò che avevo in parte già sostenuto con la visione di WarHorse di Spielberg, di come il connubio fra narrazione di una storia e qualità tecnica siano due costanti egualmente importanti e imprescindibili l'una dall'altra.

Un errore che facciamo troppo spesso noi come Italiani, è quello del considerare il prodotto cinematografico americano come un unico blocco, al quale facciamo seguire l'equazione " tanti soldi, effetti speciali, uguale a piattezza di contenuti e di valore artistico", andando a prediligere un mercato radical chic che si ripete su stesso analizzando sempre le stesse tematiche socio politiche, e che negli ultimi trent'anni hanno subito un appiattimento del valore tecnico qualitativo stilistico non indifferente.

Ne è una conferma la scomparsa dall'industria cinematografica Italiana del cinema definito "di genere", che invece un tempo proliferava, come Horror, in costume, western e persino di fantascienza.

L'italia aveva tutto questo fino agli anni '70, poi numerosi fattori hanno fatto si che sopravvivessero essenzialmente solo determinati canovacci di film, che possiamo banalizzare e sintetizzare in due filoni, e cioè in quelli dalle risate facili, e nei film socio politici.

La forza di Titanic, che a questo punto diventa vero e proprio simbolo di come dovrebbe funzionare la nona arte, è quella del saper dosare in misura perfettamente armoniosa la forza e la bellezza delle immagini, con la storia che racconta.

Come per il successivo "Avatar",  la vicenda che viene narrata è delle più semplici, abbiamo infatti uno sfondo storico e drammatico,  basato su di una vicenda reale e recente, raccontato da un insieme di personaggi corali appartenenti alle più diverse estrazioni sociali, e poi in particolare ci appassioniamo ad una storia d'amore fra di un poveraccio salito a bordo della nave quasi per sbaglio e una giovane donna nobile.

Come dicevo il "plot" del soggetto è banale, ma allora come ha fatto questo film a divenire il maggior incasso della storia? Infatti un film con una sceneggiatura del genere, a leggerlo così può avere attrattiva verso un determinato target di riferimento, che può sembrare prevalentemente femminile. Ma allora come è stato possibile riuscire nell'impresa?

Vedendo il film è possibile capire tutto questo.

Come dicevo , se ad una storia banalotta, si affianca una costruzione certosina e perfezionista, di quello che è il contesto in cui questa storia banalotta si muove e si sviluppa, ( un pò come faceva Stanley Kubrick , anche se ovviamente parliamo di due tipi di cinema molto diversi fra loro ), con una sceneggiatura magnificamente scritta, e costruendo poi un cast di comprimari affollato ed approfondito, anche laddove erano presenti poche scene, magari arricchendolo con la ripresa di un singolo gesto o una ripresa di sfuggita e sullo sfondo.

Lo si fa, curando dettagliatamente ogni aspetto tecnico, dalle luci caricatissime, alle riprese mai banali o didascaliche, fino alla colonna sonora, studiata per rimanere nel cuore e non nel cervello, il tutto unito in maniera maniacale, e puntando a colpire soggettivamente chi guarda e ascolta nella sala.

Se a tutto questo, si unisce una voglia di sperimentate , di esplorare e scoprire e superare i limiti che il cinema può darci, dote che sicuramente James Cameron ha sempre avuto, allora il risultato è assicurato.

Per concentrare tutti i propri sforzi nel produrre un prodotto d'intrattenimento bello a livello visivo è sufficiente essere dei mestieranti, dei tecnici, ma per scoprire nuovi modi, e nuovi linguaggi con cui utilizzare queste tecniche, ecco, quella è un arte.

Sapere, mentre vedi il film, che la ricostruzione delle scene non è digitale, non è "finta" , ma che in una vasca di non so quanti metri è stato ricostruito un modello della nave in scala 1:6 , che è stato fatto inondare di acqua gelida ed affondare, buttandoci dentro centinaia di attori e di comparse, ricreando in loro delle genuine sensazioni di paura  e smarrimento , fa capire quanto il cinema sia ancora manualità, sia ancora voglia di raccontare, ma sul come farlo dopo cent'anni c'è ancora tantissimi modi per farlo.

Oltretutto i risultati nel buon cinema, si vedono quando un film diventa "incatalogabile",  se io vi chiedessi a che "genere" appartiene Titanic, siete tutti così sicuri che potreste rispondere con un banalissimo " è una storia d'amore" ? Io credo di no.

E come accennavo prima, i dati dei mercati mi danno ragione, ma a prescindere da quelli, la potenza delle storie raccontate, unite alla grandezza di come vengono presentate tramite immagini, fa si che in un unico film, si possano riscontrare in diversi momenti tutte le emozioni possibili.

Sfido qualcuno a contraddirmi, dicendo per esempio che nelle scene in cui Rose nuota disperata , con l'acqua alla gola, con le luci che saltano , e la nave che affonda sempre più velocemente, di non aver provato paura.

Oppure basti pensare alle ( poche in realtà ) scene d'inseguimento, con pistole alla mano, possiamo forse affermare che quelle scene non sono costruite perfettamente con una tensione degna dei migliori film di genere?

Insomma, tirando le somme, credo che James Cameron , come Spielberg e come pochi altri ormai, sia uno dei pochi eredi di quello che era il cinema di una volta, il cinema che sapeva incantare ed emozionare le persone, strappandole per un attimo dalla realtà, e facendole appassionare e soffrire, allo stesso tempo stupendole e magari, anche ispirandole.

Il mio concetto di cinema è sempre stato questo, e credo anche, che questo tipo di cinema, ne sia anche la forma più pura, l'unica che ha saputo unire i sogni e la tecnica di Méliès, con la voglia di raccontare che avevano i fratelli Lumière.

Ed è con questa consapevolezza che mi rattristo per la situazione che da trent'anni affligge l'industria italiana, e con cui allo stesso modo difendo a spada tratta Titanic, che non è più "film romantico" ma film, nel migliore dei significati che si può dare a questa parola.











2 commenti:

  1. Io non credo che nel miglior cinema ssiano distinguibili tutti i generi. Quantomeno non sempre. E nel caso di Titanic penso che si tratti di un raro esempio di cinema del minimalismo narrativo (a cui corrisponde ovviamente l'iperbole formale delle ricostruzioni e degli effetti speciali, ma su questo vedo che concordiamo) in cui ogni elemento del raconto è asciugato e ridotto alla forma base, senzamai sconfinare nello stereotipo.
    Il modo incui queste figure agisconosecondo il piùbanale dei canovacci melò, quello dell'amore contrastato tra classi sociali diverse ma unito dal destino, ha poco di horror o thriller,anche nei momenti che descrivi e molto di autenticamente melodrammatico. Semmai è il genere catastrofico la vera contaminazione (con il suo corollario di varia,piccola umanità dalle reazioni diverse), ma anche lì è pocaroba rispetto al dominio del genere primario.

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  2. Io non metto in dubbio la maestosità e la bellezza del film. Alcune delle scene di Titanic sono passate alla storia e non penso assolutamente che sia un caso. A me personalmente non ha mai saputo emozionare, sarà per un giovane Di Caprio che ai tempi in cui vidi il film la prima volta mi sapeva troppo di attore messo lì per attirare il pubblico femminile, sarà per una mia indole personale a non farmi coinvolgere emotivamente dalle scene strappalacrime in cui il protagonista dimostra al partner il suo amore in modi strampalati (per citarne uno a caso, gettandosi nelle acque gelide dell'oceano). Ripeto, ammetto che il Titanic sia un capolavoro cinematografico da un punto di vista stilistico. La mia critica a Titanic 3D infatti non colpisce questo aspetto. Quello che più disapprovo è l'esaltazione, alle volte spropositata, della tecnica del 3D che, secondo me, non migliora sempre un prodotto cinematografico almeno per come viene sfruttata oggi. Ci sono dei film nati per essere proiettati in 3D (lo stesso Avatar di Cameron ne è un esempio eccellente) ma altri sono stati "costretti" ad una forma che non gli appartiene. Ci sono molteplici esempi di pellicole in cui il 3D poteva essere perfettamente risparmiato poichè non aggiunge nulla al prodotto finale (i primi che mi vengono in mente sono "Com'è bello far l'amore" e "I viaggi di Gulliver") se non un incasso maggiore. In questo caso, è stata addirittura presa una pellicola del passato a cui hanno aggiunto il 3D ed è stata fatta uscire nuovamente al cinema dove sta, per la seconda volta, ottenendo degli incassi record (con un incasso in tre giorni di programmazione pari a 2.355.161 euro, fonte Cinecittà News). Non so se questo boom di incassi è sintomo di una reale trasformazione innovativa ed originale del film ma è il concetto che sta alla base di tutto questo che mi turba. La tendenza a modificare capolavori di un'epoca aurea del cinema (e sto parlando anche di "Guerre Stellari" anch'esso riproposto in formato 3D a partire da questo febbraio) senza apportare alcun elemento innovativo se non con l'ausilio di una tecnologia comparsa da poco (e che, secondo me, ancora deve fare molta strada prima di dare allo spettatore una vera sensazione di soddisfazione per aver speso quei 2-3 euro in più) immobilizza l'industria cinematografica e contribuisce a provocare una stagnazione artistica non da poco. Avrei preferito una nuova versione di Titanic, magari con nuovi personaggi e raccontata in un altro modo, pur di non vedere comparire nelle sale cinematografiche una locandina del film simile a quella di 15 anni fa con l'aggiunta, vicino al titolo, della scritta "in 3D" come per dire "Vieni a vederlo, non è come quello che hai in dvd a casa!". Ma è davvero cosi? Io non credo.

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