venerdì 22 luglio 2011

Esperienza Harry Potter, il racconto e l'analisi di un intera generazione



Sono quasi le 4 di notte ( del mattino? ) e non rieasco a dormire, quindi scrivo.
Inanzitutto mi debbo scusare con quelle tre o quattro persone che seguono il mio neonato blog con interesse, causa esami e vacanze varie, ho saltato gli appuntamenti con le rubriche dei film trash, ma a breve torneranno, me lo prometto!

Mi ritrovo invece a scrivere questa volta in merito a quella che io definisco "l'esperienza Harry Potter", ho infatti visionato il primo giorno che è uscito nei nostri cinema, l'ultimo episodio della saga, emozionandomi davvero molto e uscendo dalla sala con una strana ed inaspettata serenità.
Parlando del film in se per se, David Yates, ci regala una degna conclusione della saga, con momenti di azione ben riusciti, prove recitative eccezzionali ( Alan Rickman su tutti ), e una serie di dialoghi e autocitazioni veramente sbalorditive, il tutto condito con una colonna sonora che come nella parte uno, riesce veramente ad emozionare in diversi punti.

Ma non è tutto qui, la data dell'ultimo film della saga, coincide infatti anche con i miei esami di maturità, e una serie di altri cambiamenti decisamente radicali della mia vita, e quindi risulta in qualche modo il simbolo di un era che si conclude.

Conobbì il maghetto, all'età di 8 anni, mese più mese meno, grazie a mio cugino, che aveva ricevuto in regalo un libro chiamato "Harry Potter e la camera dei segreti", era un libro strano, io non ne avevo mai sentito parlare, era il 1999 e ancora non era conosciuto ai più.
Fattostà, che trascinato dai suoi racconti mi lascia coinvincere, ed acquistai il primo libro della saga, che divorai letteralmente. Fino a quel momento non ero mai stato un grande lettore di libri, divoravo chili su chili di fumetti, ma di libri non molti.
La storia di quel ragazzino introverso, e parecchio outsiders in confronto a tutti gli altri suoi coetanei ( babbani e non ), mi conquistò da subito, venni letteralmente risucchiato da quel mondo senza tempo, ma allo stesso tempo così reale fatto da ragazzini e magie, creature e paura.
Gli altri due libri usciti li comprai con una febbrile e malata velocità, in una libreria che ora nemmeno c'è più, ma che ricorderò sempre.
Anche gli altri due libri furono amore a prima vista, l'azione auomentava, i protagonisti crescevano come crescevo anche io, era un susseguirsi di sorprese e di insegnamenti importanti.
E mentre io e mio cugino, che fino a quel momento eravamo gli unici depositari di quel mondo magico che credevamo di conoscere solo in due, giocavamo ad andare ad Hogwarts, a tramutarci in animagus etc etc, uscì il primo film al cinema.
Era il 2001 della mia quinta elementare, e il film uscì nei giorni del mio compleanno, da poco aveva aperto anche la prima multisala della città, e cogliendo l'occasione, trasportai tutti i miei parenti, cugino, e migliore amico dell'epoca che però ancora non sapeva nulla del mondo magico che gli stavo per presentare, al cinema.
Il film fu un successo planetario, di critica e di pubblico, era ufficialmente iniziata la mania harry potter.

Un simbolo perfetto per far capire ciò che dico, è un ricordo che mi è rimasto impresso, di come da quel momento in poi, io non ricordo un solo compleanno, dove nel momento dello scartare i regali da parte del festeggiato, non saltasse fuori uno o più libri della saga.
Persino i miei compagni di classe che MAI avevano aperto un libro o un fumetto, presi dalla nuova "moda" si ritrovarono a far lo sforzo di leggerli ( salvo poi ritornare molto presto a parlare nuovamente di calcio, macchine e vestiti etichettando il tutto come "roba per bambini"...)

Con il mio approdo alle medie, e la lettura del 4° e del 5° libro, stavo assistendo alla trasformazione definitiva di quello che sarebbe stata la saga da quel momento in avanti, i disegni sparivano, i sentimenti si complicavano, i personaggi morivano.
E mentre io leggevo su di un binario letterario cupo e sinistro, la stessa gente che si era appassionata al film e alla "moda", non mi capiva, considerava hp come una saga per bambini. come si sbagliavano.

E' l'estate della mia seconda media, mi avvio a finire le superiori, ed esce "Harry Potter e il Prigioniero di Azkabam" , forse il mio film preferito di tutta la serie per tanti motivi.
Io stavo iniziando ad uscire il sabato sera, iniziavano i primi amori, avevo avuto da poco i miei primi lutti in famiglia, e vedere che anche Harry Ron ed Hermione stavano "perdendo l'innocenza" mi diede la carica.
Il film rimane il più cupo ed oscuro della saga, ma la colonna sonora, personaggi come Sirius e Lupin, e una Emma Watson in via di sviluppo furono un mix micidiale per me, dando nuova verve alla mia passione per tutta la storia.

Arrivo al liceo classico, esce il 4° film, e anche il 6° libro, trovo una compagna di classe con cui condividere la mia passione alla fermata del pullman quando usciamo da scuola e con cui vedere i film al cinema, creo un gruppetto di persone strettamente selezionate che come me seguono da anni la saga, insomma dei "true believers", che irriducibili, mi accompegnaeranno per il resto del viaggio.

I film si susseguono, e dopo un decente quarto episodio inizia la fase calante dei film, fortunatamente arginata dall'uscita dei libri, che si fanno sempre più spessi, più macchinosi e più complessi.
Quando lessi della morte di Silente durante la notte delle vacanze di natale del mio 4° ginnasio, mi senti un pò morire dentro anche io, ero arrabbiato , furioso, volevo spaccare tutto. Non so perchè ma in quel momento anche io sentivo di avere perso una figura paterna, MAI nessun altro strumento culturale è riuscito a farmi immedisimare a quel modo ancora oggi.

Esce infine l'utimo libro, mi perdo il DayOne ( che ormai facevo per tradizione all'uscita di ogninuovo capitolo, e che quindi non potevo certo mollare all'ultimo ), confondendo il giorno della befana invece che il 6 con il 7 di gennaio.
Fra la rabbia, una volta comprato, nonostante la notevole mole, decido di volermi godere un pò la lettura, e riesco a diluire la durata dell'esperienza in 5 giorni.
E, me ne rendo conta solamente ora, ricavandone una prima lettura abbastanza superficiale, dovuta all'attesa e alla voglia di concludere la saga, ma che ora come ora, rileggendolo, assume numerosi e diversi significati.


Usciranno poi anche il 5° e 6° film, che come dicevo, sono i punti più bassi di tutta l'esperienza, il sesto in particolare, ma io e la mia ragazza, fortunatamente malata come me per il maghetto, decidiamo di non mollare.

Fortunatamente poi siamo stati ricompesati, io infatti ho amato molto sia la Parte1 che la Parte2 dei "Doni della Morte", per motivi diversi molto doversi fra loro, ma credo che comunque sia innegabile che siano dei prodotti ben fatti.
Il primo risulta infatti essere un roadtrip, solitario e personale, di malinconia e abbandono palpabili, ed il secondo riesce magicamente a fondere perfettamente un susseguirsi di azioni spettacolari e momenti di intenssissima emozione, rappresentandp così perfettamente cosa è stata la Saga.



Ma come dicevo all'ormai lontano inizio del post, "l'esperienza Harry Potter" è molto di più, NESSUN ALTRA GENERAZIONE potrà MAI avere un esperienza come la nostra, parallela, di crescita con dei personaggi di una saga contiene tutto dentro di se prima, e di maturazione visiva e "verificabile" con degli attori con cui ormai saremo convinti di aver "giocato" ed essere vissuti e cresciuti un pò insieme per tutta la nostra vita poi.
L'esperienza è sapere che esiste uno sport chiamato Quidditch, e immaginarsi i campionati, è sperare sempre di trovare caramelle con strani effetti magici tipo le "Gelatine tutti i gusti +1 " o le "Cioccorane" nei nostri negozi di dolciumi più tradizionali, è pensare ad un Weasley quando si conoscono persone dai capelli rossi..
Ma è anche sognare di volare in groppa ad un Ippogrifo sopra la propria scuola, urlando l'onnipotenza della bellezza della vita, è sapere che la morte non va temuta, in quanto parte della vita, è sapere che l'amore può vincere su qualsiasi male, sapere che gli amici sono sempre li anche se non li vedi o non ci credi più.


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Questo mio immenso flusso di coscenza scritto all'alba vuole servire come tentativo pallido e assolutamente riduttivo di testimoniare quello che è stato per me, e per moltissimi miei coetanei, un modo di crescere, un modello irripetibile, di affrontare la vita per più di dieci anni.
Un modo magico.










Until the very end
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