mercoledì 12 gennaio 2011

Le Cronache di Narnia per un ragazzo "Ateo" di 12 anni...

Sono quasi sempre stato ateo. No, non è proprio così pensandoci bene.
Ho recitato la preghierina tutte le notti da quando ero bambino insieme a mia nonna fino ai 10 anni, ma comunque era inventata da me, non ho mai saputo padri nostri o cose del genere. Non ho mai frequentato il catechismo, ma ho fatto l'asilo dalle suore, e ho sempre frequentato l'ora di religione a scuola. Insomma, alti e bassi.
Ma sicuramente non posso definirmi un credente, purtroppo parellelamente a tanti spunti interessanti e a tanti buoni insegnamenti, viaggiavano tante, troppe speculazioni intorno alla religione che mi hanno sempre allontanato.

Poi, quando avevo 12 anni, mi successe una cosa curiosa e secondo me importante ancora oggi per il mio modo di vedere il mondo.

Ero al cinema, con un pò di miei compagni di classe, in un freddo pomeriggio di gennaio, e aspettando di vedere il film della serata proiettarono un trailer molto lungo e pieno di effetti speciali magnifici, si trattava delle "Cronache di Narnia".
Io non ne avevo mai sentito parlare, ma catturò subito la mia attenzione e fortunatamente uno dei compagni che erano con me, mi disse che era una saga di libri fantasy che aveva letto qualche anno prima e che l'aveva appassionato molto. Capitò a proposito.
Ero nel bel pieno del mio periodo Fantasy-letterario, qualsiasi libro del genere me lo divoravo, e per mia fortuna il film sarebbe uscito solo a dicembre di quell'anno dandomi così il tempo di procurarmi il libro e di poterlo leggere. Anche se non mi sarei ritrovato di fronte al solito fantasy, ma ancora non potevo saperlo.

I sette volumi parlano di Genesi e Distruzione di un intero mondo tanto simile e allo stesso tempo tanto diverso dal nostro, descritto tramite l'occhio di diversi ragazzini che sono guidati durante le loro avventure da un saggio e buono Leone.
Mi ritorvai così completamente trasportato in quel mondo fantastico fatto di animali parlanti,creature mitologiche, magia e problemi filosofici e psicologici dell'animo umano.
Ne divennì quasi ossessionato, costrinsi chi era intorno a me ( Cugino, e amiche e amici vari ) a leggerlo a loro volta, prestando "addirittura" io stesso le mie copie personali.
Avevo un impellente bisogno di condivere quel mio nuovo mondo.
Con il sennò di oggi mi rendo conto che leggere di ragazzini che diventano Re e Regine di un mondo fantastico al loro servizio, era un bellissimo modo per non pensare ai problemi che avevo in casa in quel periodo.
Solo dopo vario tempo mi resi conto che il libro era un apologia della storia di Cristo e una rilettura di molti episodi della bibbia stessa e dei suoi insegnamenti.
Ne rimasi sorpreso? no. Mi diede "fastidio" essendo io non credente? nemmeno per sogno, anzi.
Senza volerlo avevo fatto miei molti insegmanti del Cristianesimo su cui prima non avevo mai avuto modo di interrogarmi e a cui nessun'altro modello canonico aveva saputo farmi appassionare o far riflettere profondamente.
Fu proprio grazie a questa lettura che ebbi modo di avvicinarmi molto a capire che cosa può essere la fede, quanti diversissimi modi di concepirla esistono e come nessuna può essere considerata più importante di un altra.
A proposito dell'interpretazione delle Cronache sono state spese tantissime parole, di cui la quasi totalità superflue e superficiali.
La mia analisi in tale proposito è quella che vede un uomo come C.S Lewis che per metà della sua vita era stato un ateo convinto, attraversare una sentita conversione e sentire il bisogno dentro di se di provare a raccontare in un altro modo, non canonico, non convenzionale ( infatti non furono pochi i cattolici che lo tacciarono persino di eresia per l'aver paragonato il messia ad un animale ) tutto ciò che aveva scoperto esserci di buono nel Cristanesimo.
L'intenzione era quella di riuscire a far appassionare anche i bambini a queste tematiche, non per "traviarli" ma per farli riflettere in una maniera INEDITA e " fresca" totalmente rivoluzionaria e libera.
Dopo aver fatto miei questi insegnamenti io non ho iniziato a credere in Dio, non sono diventato un cristiano praticante, e non ho iniziato ad andare a messa, però ho assimilito tante lezioni importanti, che mi hanno fatto cambiare il modo di vedere le cose e il mio modo di agire di fronte a molte tematiche etiche e religiose.
Mi ha aiutato a crearmi e a migliorare una mia etica personale durante la mia formazione, a darmi fiducia nel prossimo, ad amarlo, a cercare di comprenderlo ed aiutarlo. Tanto che sono convinto, tirando le somme, di essere più "cristiano" io che molte persone che si professano tali.

Tutto questo non è forse un merito più che straordinario?

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